Uno studio interessante per capire le dinamiche carcerarie è
quello dello psicologo statunitense Philip Zimbardo, noto come “L'ideatore
dell'Esperimento Carcerario di Stanford.” A un gruppo di studenti furono
attribuiti a caso i ruoli di "guardia" e "detenuto," in un
ambiente carcerario simulato. Dopo una settimana lo studio fu interrotto perché
quei normalissimi studenti si erano trasformati in guardie brutali e in
detenuti emotivamente distrutti. Zimbardo descrive come certe dinamiche di
gruppo possano trasformare uomini e donne perbene in individui estremamente
violenti, permettendoci dunque di comprendere meglio fenomeni di aggressività e
violenza.
Il carcere è un luogo
di sepolti vivi, dove il sovraffollamento e la sofferenza sono la vera realtà.
Sovraffollamento vuol dire inevitabilmente minor vivibilità per i detenuti. La
detenzione modifica tutto, i pensieri e i sentimenti in una sorta di
deprivazione umana e sociale.
I detenuti sono individui che all’ingresso in carcere prendono
coscienza della lontananza dagli affetti e dalle proprie abitudini. Subentra
poi l’angoscia, la presa di coscienza del reato commesso, i sensi di colpa.
Finalità primaria della carcerazione è il riadattamento sociale che implica la
comprensione del buon uso della libertà, cercando di far emergere le qualità e
i buoni sentimenti, orientando verso un equilibrato indirizzo di vita sociale e
familiare per evitare di ricadere negli
stessi errori.
Il Professor
Vittorino Andreoli, psichiatra e scrittore, basandosi sul suo lavoro svolto a
contatto con persone che hanno commesso crimini orribili riferisce di aver incontrato uomini capaci di gesti e
sentimenti straordinari, convincendolo che “ogni uomo in carcere deve essere
aiutato a ritornare nella società, per dare tutto quanto è in grado di donare
in generosità e amore.”
Il carcere è il luogo
dei sentimenti sia del detenuto sia delle guardie che qui passano ore e ore:
una vita dentro il carcere per seguire un dovere che è quello della
sopravvivenza propria e della rispettiva famiglia. Oltre che queste figure,
continua il professore, c’è bisogno anche di professionisti che aiutino a
capire e che animino il desiderio di uscire dal carcere cambiati a livello psichico, in condizione di poter esprimere il
meglio di sé e non ciò che la legge sociale non può accettare.”
Il brano è tratto dal libro “Prendimi
come sono,” di Laura Melis, Marzo 2022,
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